La storia di Cavallo Pazzo

“Tašunka Witko” (“Il suo Cavallo è Pazzo” in lingua Lakota),
“Crazy Horse” in Inglese
“Cavallo Pazzo” in Italiano
( fiume Belle Fourche, Bear Butte, South Dakota 1840 – Fort Robinson, 5 set 1877)
Sioux Teton Lakota Ogllala

Cavallo Pazzo era un Nativo Americano della tribù degli Ogllala Lakota (Sioux Teton). Figlio dello sciamano-guaritore Ogllala “Cavallo Pazzo”, che quando gli passò il nome prese quello di “Worm” (bruco), e di una Brulè, che si pensa fosse la sorella del Capo Spotted Tail. Alce Nero, più giovane di lui, era suo cugino di secondo grado.
In lingua Lakota, Crazy Horse, è Tašunka Witko, dove il ta- iniziale di Tašunka rappresenta il pronome possessivo “suo” e di conseguenza la traduzione del nome è: “Il suo Cavallo è Pazzo”.
Negli anni giovanili era conosciuto come Curly, riccetto o ricciuto, a causa dei capelli particolarmente ricci e di colore castano chiaro (cosa rarissima tra i Nativi Americani). Personaggio leggendario cui sono attribuite imprese memorabili, come quella che lo voleva invulnerabile ai proiettili e narrava che il suo spirito aleggiasse ancora tra le tribù dei Nativi.
Nella cultura dei Nativi Americani non è raro trovare prove di certi “poteri”:
“Il Cheyenne galoppò in cerchio attorno ai soldati, a distanza ravvicinata, e quelli a sparargli contro. Poi tornò ai piedi del pendio dove c’eravamo riuniti. Diceva: “Ah! Ah!”.
Qualcuno chiese: “Amico, cosa c’è?”. Allora lui slacciò la cintura maculata e, quando la scosse, ne piovvero delle pallottole. Era difeso da un potente incantesimo, e i soldati non potevano fargli alcun male.”
(La battaglia del Little Big Horn nel racconto di Falco di Ferro, da Alce Nero parla, di John Neihardt)

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Le Black Hills
Adolescenza – Nato nelle Black Hills (Paha Sapa in lingua Lakota), nel 1840, Cavallo Pazzo, da bambino si salvò dalla distruzione del proprio villaggio ad opera dei soldati federali. Probabilmente a causa di questo trauma, da adulto, giunto alla guida dei Lakota Ogllala, fu molto attivo nella resistenza allo sterminio dei Nativi d’America da parte dei soldati federali statunitensi.
Per quanto esistano fotografie che si dice lo inquadrino, non si fece mai fotografare dai “bianchi”. Inoltre l’immagine che qui è proposta è la più fedele alle descrizioni che si tramandano di lui: per la visione che aveva avuto infatti, non indossava mai abiti, accessori o pitture più che semplici. Il seguente brano è tratto dal libro Cavallo Pazzo di Larry McMurtry:
“Cavallo Pazzo, che al tempo viveva con la tribù di sua madre, i Brulé, partì da solo in cerca d’ispirazione, non curandosi dei rituali di purificazione che normalmente precedevano la ricerca di una visione. Sentì il bisogno di partire; quindi prese il suo cavallo e si lanciò attraverso le praterie di quello che è attualmente il Nebraska occidentale. Secondo le normali procedure, egli avrebbe dovuto digiunare, purificarsi in una «tenda del sudore», e probabilmente ascoltare le parole di un saggio: suo padre, per esempio. Ma Cavallo Pazzo rifiutava i metodi ortodossi, e così avrebbe fatto per tutta la vita. Quando sentiva di voler fare una cosa, reagiva affidandosi unicamente al suo istinto. Forse proprio perché aveva voluto agire di testa sua, senza prepararsi, Cavallo Pazzo in quell’occasione ebbe solo quella che ai suoi occhi sembrò una visione alquanto modesta. Una tale ricerca serviva solitamente a mettere in contatto un giovane con i sacri spiriti dell’eternità. Il che significava, di fatto, che la visione avrebbe dovuto aiutarlo a trovare la propria identità e quindi svelargli quale fosse la sua strada nella vita. La visione, se compresa correttamente, aveva il compito di mostrargli la direzione da seguire, quel che avrebbe dovuto fare e come si sarebbe dovuto comportare.
La visione che ebbe Cavallo Pazzo (al tempo ancora chiamato Curly), dopo essere rimasto per due giorni completamente solo e digiuno, è stata riferita da diverse narrazioni. Sembra che egli avesse sognato un cavaliere che si librava in aria sopra le praterie. Il cavaliere era vestito in maniera molto semplice, non aveva il viso dipinto ed era, al contrario, estremamente umile. Il suo cavallo, che volteggiava nell’aria, sembrava in qualche modo magico. Il cavaliere disse a Cavallo Pazzo che non avrebbe dovuto agghindarsi, né indossare abiti da guerra. Gli era concessa solamente una piuma. Gli fu detto, poi, di gettare una manciata di sabbia sul suo cavallo prima di lanciarsi nella lotta, e di portare una piccola pietra dietro l’orecchio. Pare che la visione quindi gli avesse mostrato una battaglia, una battaglia durante la quale le braccia del cavaliere venivano a un certo punto bloccate proprio da qualcuno della sua gente. Tuttavia, né un proiettile né una freccia lo colpirono. Il cavaliere raccomandò a Cavallo Pazzo di non tenere mai nulla per se stesso. Passato poco tempo dalla fine del sogno, suo padre, dopo averlo cercato insieme al suo amico Hump, lo trovò. Entrambi erano stati in pena per lui, perché si sapeva che nella zona si trovavano alcuni indiani Crow e Pawnee. Suo padre, che oltretutto era uno sciamano, era indignato poiché il figlio si era lanciato da solo in cerca di una visione senza una preparazione adeguata, esponendosi così a dei pericoli. Gli fece capire, quindi, che aveva violato gravemente la tradizione. Probabilmente, allora, Cavallo Pazzo non fece parola di quel che aveva veduto, almeno fino a quando non si fu placata la reazione del padre. Ma alla fine Worm venne a conoscenza dei particolari del sogno, e lo interpretò. I sogni, le loro narrazioni e interpretazioni erano un aspetto importante nella vita dei Lakota. Gli indiani cercavano un modo per interpretare i loro sogni con la stessa ansia dei pazienti di Freud, sebbene, chiaramente, con metodi e risultati diversi. Secondo la maggior parte delle fonti, Cavallo Pazzo non rivelò il suo sogno al padre se non dopo due anni. In quell’occasione i due partirono insieme a cavallo, digiunarono, costruirono una «tenda del sudore» e compirono i preparativi in modo adeguato. Worm, allora, ascoltò e confermò le istruzioni del cavaliere: Cavallo Pazzo si sarebbe dovuto vestire con semplicità, avrebbe dovuto indossare una piccola pietra come orecchino e, soprattutto, non avrebbe dovuto mai tenere nulla per se stesso. Al contrario, doveva essere un uomo generoso, e fare di tutto per aiutare i membri più poveri e deboli della tribù.
Cavallo Pazzo perseguì questo dovere verso i poveri con grande serietà per tutta la vita. Quando, nel 1877, decise di entrare a Fort Robinson, fu forse solo perché si sentiva incapace di sfamare gli uomini stremati che erano al suo seguito. Il secondo elemento della visione, entrato nella leggenda, significa che Cavallo Pazzo avrebbe potuto essere ferito solo se qualcuno della sua gente avesse trattenuto le sue braccia. In un’occasione cruciale (forse due), un membro della sua tribù effettivamente trattenne le sue braccia; in un altro caso Cavallo Pazzo si dimenticò del sogno e tenne qualcosa per sé (gli scalpi di due Arapaho): subito dopo venne ferito a una gamba. Se il resoconto del sogno, giunto fino a noi è veritiero, pare che Cavallo Pazzo ne abbia seguito le indicazioni meglio che poté, sebbene, in quanto essere umano, commise degli errori in qualche occasione. Tuttavia, egli si vestiva sempre con semplicità; gettava ogni volta una manciata di polvere su di sé e sul proprio cavallo prima di combattere; portava sempre una sola piuma e una piccola pietra dietro l’orecchio. Le poche volte che si pitturò il viso, si limitò a disegnare una linea a zigzag come simbolo del fulmine, e forse alcune macchie bianche a simboleggiare la grandine o la neve. Molti di quelli che lo videro in battaglia riferirono che vestiva in maniera estremamente sobria. Quando, nel 1877, Cavallo Pazzo giunse a Fort Robinson con il suo gruppo (un soldato disse che non pareva una resa, ma una marcia trionfale), He Dog e gli altri erano agghindati con grande sfarzo, mentre lui vestiva semplicemente, come al solito. Attraverso tutte le difficoltà che dovette affrontare, Cavallo Pazzo si mantenne sempre fedele alle condizioni dettate dalla sua visione, sebbene, al tempo in cui l’ebbe, gli fosse parsa insignificante.”

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Monumento a Cavallo Pazzo, nelle Black Hills
Black Buffalo Woman (Donna Bisonte Nero), la Camicia e la figlia – da “Cavallo Pazzo” di Larry McMurtry:
Mentre i bianchi erano occupati a combattere gli uni contro gli altri sul versante orientale, Cavallo Pazzo continuava la sua vita di sempre, infastidendo i suoi nemici, rubando cavalli, cacciando e dividendo le prede con i poveri e gli indifesi. E, a quanto pare, struggendosi per una donna che non poteva avere.
Si trattava della stessa donna che aveva probabilmente visto al gran consiglio del 1857, Black Buffalo Woman (Donna Bisonte Nero): una bella ragazza sulla quale, oltre a Cavallo Pazzo, avevano sicuramente messo gli occhi anche altri indiani. Tuttavia, per un certo periodo, egli credette di avere almeno qualche speranza di conquistare il suo amore. Un giorno Cavallo Pazzo partì per una scorreria insieme ad altri guerrieri, fra i quali vi era No Water (Senz’Acqua), che colpito da un terribile mal di denti fu costretto a tornare all’accampamento. Al suo ritorno, Cavallo Pazzo scoprì con estremo dolore che in sua assenza Black Buffalo Woman aveva sposato No Water. A celebrare il rito era stato probabilmente Nuvola Rossa, zio della ragazza.
Cavallo Pazzo, come avrebbe fatto ogni giovane innamorato, accolse con malanimo questa notizia. A quell’epoca aveva ventuno, forse ventidue anni, ed era vissuto quasi sempre insieme ai Bad Faces (la gente di Nuvola Rossa e della ragazza). Lasciò l’accampamento immediatamente e scomparve per un po’ di tempo.
Black Buffalo Woman aveva fatto la sua scelta, e questo avrebbe dovuto chiudere la questione, ma non fu così. Cavallo Pazzo era un giovane decisamente ostinato e Black Buffalo Woman l’unica ragazza verso la quale nutrisse sentimenti così profondi. Ella mostrò di essere una brava moglie e una buona madre, ma l’amore di Cavallo Pazzo non cessò. Così, mentre gli altri giovani guerrieri indiani prendevano moglie, Cavallo Pazzo si rifiutava di compiere quel passo. Egli continuava a frequentare il più possibile la tenda di No Water che, pur essendo un marito geloso, imparò a tollerare la situazione e le piccole attenzioni che Cavallo Pazzo mostrava nei confronti di sua moglie. Per alcuni anni, durante i quali Black Buffalo Woman dette a No Water tre figli, fu mantenuto un dignitoso decoro.
Verso il 1865, proprio mentre la lunga Guerra di Secessione stava volgendo al termine, i Sioux ripristinarono la vecchia usanza della camicia. Il gruppo degli anziani Oglala, chiamati a volte Grossi Ventri, si riuniva, sceglieva quattro giovani coraggiosi e di buon carattere, e conferiva loro il grande onore di potere indossare la camicia. Il loro dovere, da quel momento in avanti, era quello di rinunciare ai propri interessi personali e provvedere in ogni occasione a quelli della tribù. Erano doveri d’ordine pratico e morale. Quei giovani diventavano per l’intera tribù una sorta di modello da imitare e indicavano norme di comportamento esemplari per gli altri indiani sioux. Gli stessi Grossi Ventri non possedevano una tale autorità: essi si limitavano a dare dei consigli, a pianificare le battute di caccia, a decidere quando l’accampamento si sarebbe dovuto spostare, e così via.
Cavallo Pazzo, come si è notato, non apparteneva ad alcuna delle più importanti famiglie sioux. Suo padre era un uomo povero, un santone, un interprete di sogni.
Young Man Afraid proveniva da una delle famiglie più potenti. Suo padre era, in un certo senso, il diplomatico più autorevole della tribù. Quando la cerimonia della camicia fu ripristinata, Young Man Afraid fu scelto per primo, seguito da American Horse (Cavallo Americano), Sword (Spada) e Cavallo Pazzo. Per quest’ultimo il fatto di essere stato eletto fu un grande onore e, al tempo stesso, una grande responsabilità. Cavallo Pazzo era stato scelto sia per il suo coraggio, sia per la sua generosità e il suo interessamento per i più deboli. Quel che gli fu chiesto, ossia di serbare poco o nulla per sé, non costituiva un problema poiché, da quando aveva avuto la sua visione, si era sempre comportato in quel modo. L’unico impedimento era che Cavallo Pazzo non aveva una moglie. Cavallo Pazzo non aveva preso parte al consiglio di pace di Fort Laramie nel 1868. Come al solito, aveva evitato contatti con i bianchi e aveva continuato a cacciare e a compiere scorrerie. Ora che i bianchi se n’erano andati, poteva nuovamente occuparsi delle tradizionali lotte fra tribù. Fra la sua gente, era un guerriero molto rispettato e ammirato per la sua abitudine di spartire il bottino di guerra con i vecchi e i deboli. Ma non era un capo, né guidò mai altri che non fossero i suoi compagni più vicini. Fra questi vi era il suo vecchio amico Hump, ucciso in un’azione contro gli Shoshoni, impresa che Cavallo Pazzo aveva cercato fino all’ultimo di evitare, sia perché il terreno era bagnato e insidioso, sia perché gli Shoshoni erano notoriamente abili a cavallo. Black Elk (Alce Nero) sosteneva che Cavallo Pazzo non fosse un esperto cavaliere: nessun cavallo, con lui, riusciva a resistere a lungo. Una delle ipotesi formulate era che il piccolo orecchino di pietra che lo stregone di nome Chips aveva dato a Cavallo Pazzo fosse tanto carico di poteri magici da indebolire i cavalli.

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Circa tre anni dopo l’arrivo di Nuvola Rossa a Fort Laramie, Cavallo Pazzo, al tempo ancora senza moglie, attraversò un periodo di crisi. Sebbene indossasse la camicia, e per questo dovesse fornire un esempio di stabile vita familiare, la sua passione per Black Buffalo Woman non l’aveva abbandonato. Ignorando gli interessi della tribù, continuava a recarsi nella tenda di No Water e a riempire Black Buffalo Woman di mille inopportune attenzioni, anche dopo la nascita del suo terzo figlio. No Water non gradiva la situazione, ma, come fanno molti mariti, si sforzava di sopportarla.
Black Buffalo Woman, secondo un’usanza sioux, non era tenuta a legarsi per tutta la vita a un solo uomo. Le donne potevano divorziare da un marito che non fosse più di loro gradimento. L’unica cosa richiesta era deporre fuori dalla tenda i beni personali dell’uomo, e il divorzio era effettivo. Ma Black Buffalo Woman non giunse mai a compiere un simile, drammatico passo. Scelse di non divorziare da No Water e, al tempo stesso, di non allontanare Cavallo Pazzo, che avrebbe potuto, sempre secondo le usanze sioux, fare una proposta di scambio al marito. Avrebbe potuto offrire a No Water qualcosa come il suo cavallo migliore, o diversi cavalli. Con tutta probabilità l’uomo avrebbe rifiutato, dato che, per quel che si sa, amava la moglie e non aveva la minima intenzione di lasciarla. Se Cavallo Pazzo avesse almeno fatto un’offerta del genere, avrebbe rispettato le norme di cortesia che un giovane che indossava la camicia era tenuto a osservare.
Cavallo Pazzo era indifferente a questo genere di formalità, così come lo era a ogni altra. Ciò faceva parte del suo carattere. Si limitò ad aspettare che No Water si fosse allontanato per una battuta di caccia; quindi scappò con Black Buffalo Woman. La grande passione della sua vita non poteva essere soffocata più a lungo. No Water non era il tipo d’uomo in grado di accettare una cosa simile restandosene seduto. Tornato dalla caccia, prese immediatamente in prestito una pistola da un guerriero di nome Bad Heart Bull (Toro Arrabbiato) e si lanciò alla ricerca dei due. Si trattava, anche in questo caso, di una violazione delle norme sioux: Black Buffalo Woman era libera di scappare, se voleva. Ma No Water decise, in ogni modo, d’inseguirla. I fuggitivi vissero, nella migliore delle ipotesi, un idillio alquanto breve. Non riuscirono ad andare lontano: No Water li raggiunse, entrò nella tenda dove stavano nascosti e sparò a Cavallo Pazzo, ferendolo appena sotto la narice sinistra. Sconvolta, Black Buffalo Woman sgattaiolò fuori dalla tenda e si lanciò in una fuga precipitosa. Esistono diverse versioni di questo tragico incidente. Alcuni sostengono che Cavallo Pazzo avrebbe potuto fermare No Water se Piccolo Grande Uomo non gli avesse bloccato il braccio proprio nel momento in cui si stava alzando per affrontarlo. No Water avrebbe detto: «Eccomi, amico!», o qualcosa di simile; quindi avrebbe sparato. Se è vero che Piccolo Grande Uomo trattenne il braccio di Cavallo Pazzo, questo potrebbe essere un presagio di ciò che sarebbe successo nello scontro cruciale di Fort Robinson, sei anni dopo. Corrisponderebbe anche al sogno di Cavallo Pazzo che profetizzava il suo ferimento, se qualcuno dei suoi l’avesse trattenuto per impedirgli di combattere.
Questa è, probabilmente, una versione romanzata dei fatti; in realtà ne esistono altre, in nessuna delle quali viene menzionato Piccolo Grande Uomo. He Dog, che rimase profondamente turbato da quel grave episodio, non ne fece mai parola. E, considerando che fu proprio He Dog a preoccuparsi di rappacificare i due contendenti, sembrerebbe alquanto strano che egli abbia scelto di non menzionare Piccolo Grande Uomo, ammesso che quest’ultimo avesse avuto davvero una parte tanto importante nell’accaduto. He Dog si limitò ad affermare che i due amanti si trovavano nella tenda di Little Shield (Piccolo Scudo) quando No Water li sorprese. Comunque fossero andate le cose, si alzò un gran polverone. No Water era il fratello dei due importanti gemelli sioux Black Twin (Gemello Nero) e White Twin (Gemello Bianco), dei Bad Faces, che vivevano nel villaggio di Nuvola Rossa. In seguito all’accaduto No Water si recò da Black Twin, che costruì una tenda del sudore, purificò il fratello da quel che temeva fosse un assassinio e si preparò a combattere contro la gente di Cavallo Pazzo, se fosse stato necessario.
Fortunatamente per tutti, Cavallo Pazzo non era morto. Il proiettile gli aveva rotto la mandibola, ma dopo un paio di giorni fu chiaro che sarebbe sopravvissuto. Certo, la tensione era alta da entrambe le parti. I mediatori agirono con molta prudenza per evitare quello che avrebbe potuto trasformarsi in uno scontro feroce. Black Buffalo Woman, come altre mogli che avevano commesso adulterio, scappò, ma alla fine fu convinta a ritornare dal marito. Cavallo Pazzo pose come condizione che non fosse punita, e il suo desiderio venne rispettato. No Water donò a Cavallo Pazzo il suo miglior cavallo e gli fece un’offerta di pace, ma la questione fra i due non fu mai realmente risolta. No Water e Black Buffalo Woman andarono a vivere con il gruppo di Nuvola Rossa. Si dice che più tardi Cavallo Pazzo avesse incontrato di nuovo No Water durante una battuta di caccia e che l’avesse inseguito per un bel tratto del fiume Yel-lowstone, prima di permettergli di scappare. Una sessantina d’anni dopo, He Dog avrebbe ricordato ancora con rammarico questo triste incidente, che aveva danneggiato in maniera così grave l’armonia della tribù. No Water accusò lo sciamano Chips di avere somministrato a Black Buffalo Wo-man una pozione in grado di farle perdere la ragione; ma gli anziani del gruppo erano fermamente convinti che la responsabilità fosse tutta di Cavallo Pazzo. Questi si era preso la moglie di un altro uomo, ignorando completamente la tradizione e il decoro, minacciando gravemente l’unità dell’intera tribù. Molta diplomazia fu usata per evitare una guerra tra i due gruppi. No Water, in particolare, non avrebbe mai dimenticato l’oltraggio subito. In seguito si unì infatti a quanti si sarebbero recati all’agenzia di Spotted Tail per arrestare Cavallo Pazzo.
Dopo questo episodio, Cavallo Pazzo non potè più indossare la camicia. Aveva trasgredito al primo dovere richiesto, ossia anteporre l’interesse della tribù al proprio. Quando, diversi anni dopo, Eleanor Hinman chiese a He Dog chi fosse stato scelto al posto di Cavallo Pazzo, la risposta fu: nessuno. Quello spiacevole incidente aveva causato un tale disappunto fra i membri della tribù che l’intera usanza cadde, da allora in poi, in disuso. Black Buffalo Woman diede alla luce un quarto figlio, una bimba dalla pelle visibilmente chiara, forse frutto dell’unione con Cavallo Pazzo, la quale morì nel 1940.
Non molto tempo dopo questi fatti la tribù giudicò conveniente che Cavallo Pazzo si trovasse una moglie. La scelta cadde su una donna di nome Black Shawl, che Cavallo Pazzo accettò e, a quanto sembra, imparò ad amare. Come Yeats, che in seguito al suo fallimento con Maud Gonne riuscì a essere felice con la dolce moglie George, pare che Cavallo Pazzo abbia raggiunto un tranquillo equilibrio domestico insieme a Black Shawl, sebbene lei, sfortunatamente, si ammalò di tubercolosi. Uno dei motivi per cui Cavallo Pazzo divenne tanto amico del dottor Valentine McGillycuddy fu l’attenzione con la quale questi si preoccupò di curare Black Shawl. Più tardi, Cavallo Pazzo si sposò una seconda volta, con una ragazza mezzo cheyenne e mezzo francese di nome Nellie Larrabee (a volte scritto Laverie); una sua foto compare nel volume di Ian Frazier “I grandi piani”. È molto probabile che Cavallo Pazzo non sia mai riuscito a dimenticare Black Buffalo Woman, della cui successiva esistenza non sappiamo nulla.
La grande passione di Cavallo Pazzo era finita drammaticamente e aveva causato un grave scompiglio fra la sua gente. Non passò molto tempo che egli dovette subire un’altra grave perdita, quella del fratello Little Hawk, rimasto ucciso durante una sconsiderata imboscata contro alcuni cercatori d’oro bene armati.
Intanto, nonostante i Sioux avessero il loro trattato, stava arrivando la ferrovia, e con essa i bianchi. Non ci fu nessun serio tentativo di controllare l’area che era, per legge, vietata ai bianchi. E comunque, chi avrebbe potuto sorvegliare uno spazio tanto vasto? Nel 1872 la ferrovia era avanzata tanto che Custer, Sheridan, Buffalo Bill Cody e altri importanti personaggi poterono portare il granduca Alessio di Russia a una caccia al bisonte, facendolo viaggiare in tutta tranquillità fino al Kansas, nella comodità del suo vagone ferroviario.
Al Nord la situazione era ancora calma. La Northern Pacific arrivava soltanto fino al North Dakota. Ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo prima che minacciasse il santuario sioux.
Ma nessuna tranquillità, nessuna pace, poteva realmente durare a lungo; la partita finale stava per cominciare. Alla fine dell’estate del 1872 un contingente di alcune centinaia di soldati si avventurò lungo il fiume Yellowstone inoltrandosi nel Montana orientale, provocando il primo grande conflitto con i selvaggi, anche se fino ad allora tranquilli, Sioux del Nord, tra i quali la gente di Toro Seduto, gli Hunkpapa.
Nel frattempo, Cavallo Pazzo si era forse spostato a nord: può darsi che fosse insoddisfatto di una situazione sempre più inerte al Sud, dove sia Nuvola Rossa sia Spotted Tail erano fermamente (e irrevocabilmente) decisi a mantenere la pace. Entrambi avevano ottenuto proprie agenzie. Non facevano più guerra ai bianchi. Spotted Tail fu criticato in alcune occasioni per essere, per così dire, una sorta di indiano di Vichy, ma si trattava di critiche ingiuste. Spotted Tail non fu mai servile, né fu un delatore, nei suoi rapporti con i bianchi. Se avesse potuto scegliere, probabilmente sarebbe stato felice di evitare i bianchi; ma i Brulé, di cui era il capo, non potevano permettersi di fare altrettanto. Così Spotted Tail negoziò…
Badlands, territorio Lakota
Le Battaglie – Nel 1874, una spedizione militare penetrò nelle Colline Nere, cioè nel cuore del territorio attribuito agli indiani dal trattato di Fort Laramie del 1868, con lo scopo apparente di condurre una ricerca geologica; in realtà, per scoprire eventuali giacimenti auriferi. La spedizione era guidata da George Armstrong Custer, un generale giovane e ambizioso, distintosi durante la Guerra Civile e per aver massacrato le donne e i bambini del villaggio cheyenne di Caldaia Nera sulle rive del fiume Washita, nel 1868.
Quello che accadde è narrato da Alce Nero, cugino di Cavallo Pazzo, nel libro Alce Nero parla di John Neihardt:
“Le prime avvisaglie di guai arrivarono l’estate successiva, quando avevo undici anni. La nostra tribù [gli Ogllala] era accampata sul torrente Split Toe, nelle Colline Nere; in seguito ci trasferimmo sullo Spring e poi sul Rapid. Un giorno, alcuni uomini prepararono una tenda sudatoria per un uomo di medicina chiamato Schegge, che voleva purificarsi. Un’ora dopo, Schegge uscì dalla tenda molto eccitato e disse che bisognava scappare via subito, perché in quel luogo sarebbe accaduto qualcosa di brutto. Era quasi il tramonto, ma ci mettemmo ugualmente in viaggio. Marciammo per più di due giorni, risalendo il fiume Good e poi il White. Infine qualcuno ci disse che le Colline Nere erano state invase dai soldati bianchi e che a guidarli c’era il generale Capelli Lunghi [Custerj. Egli non aveva alcun diritto di entrare in quella regione perché apparteneva a noi. Inoltre i bianchi avevano fatto un patto con Nube Rossa nel quale era scritto che quella terra sarebbe
rimasta nostra per sempre. Più tardi venimmo a sapere che i bianchi avevano trovato molto di quel metallo
giallo che li fa impazzire. La nostra gente sapeva che c’erano pezzetti di metallo giallo nelle Colline Nere,
ma non se ne curava perché non serviva a niente. Rimanemmo tutto l’inverno nel nostro campo, anche se la situazione diventava sempre più minacciosa. Già in autunno sapemmo che i bianchi erano arrivati dal Missouri a scavare nelle Colline Nere alla ricerca dell’oro. Trascorse l’estate e il nuovo inverno [1875-76] arrivò portando molto freddo. Ma durante l’autunno la caccia era andata bene ed eravamo ben provvisti di carne e di pelli. Quando stava per tornare la primavera, vennero al nostro campo alcuni messaggeri a dirci che dovevamo andare subito nella Città dei Soldati [il Forte]. Questo era assurdo, perché faceva ancora molto freddo e se ci fossimo messi in cammino molti di noi sarebbero morti. Inoltre eravamo sulla nostra terra e non volevamo ricevere ordini da nessuno. Più tardi, quando il sole sciolse la neve, la nostra piccola banda si diresse verso la Città dei Soldati; ma per la strada ricominciò a fare molto freddo.

Cavallo Pazzorimase sul Powder, e il mese dopo, il mese della Luna degli Abbacinati dalla Neve [marzo] nel suo campo accadde qualcosa di brutto. Non era ancora sorto il sole e la gente dormiva. Ad un tratto ci furono degli spari e molti cavalli attraversarono il campo al galoppo. Erano i soldati di Capelli Lunghi; urlavano, sparavano, caricavano le tende con i cavalli. La gente uscì di corsa dalle tende e fuggì. I soldati uccisero tutte le donne e i bambini che cercavano scampo verso il pendio. Poi incendiarono alcune tende e con i cavalli calpestarono le altre. Quando i superstiti furono oltre la collina, Cavallo Pazzo disse qualcosa e i guerrieri intonarono il canto di morte e assalirono i soldati, che scapparono portandosi via tutti i nostri cavalli. Cavallo Pazzo li inseguì per tutto il giorno, ma riprese solo una parte dei cavalli.”
Cavallo Pazzo guidò, assieme a Toro Seduto, i 1.200 guerrieri che nella battaglia di Little Big Horn, il 25 giugno 1876, sconfissero i 250 cavalleggeri dell’esercito USA, guidati dal Ten. Col. George A. Custer, riportando pochissime perdite. Il successo indiano fu però di breve durata: i federali si ripresero subito dal colpo e nello stesso anno registrarono importanti successi.
Dopo la battaglia sul Little Big Horn le tribù si dispersero come al solito, seguendo ciascuna un diverso destino. Toro Seduto con la sua gente trovò rifugio in Canada, sotto la protezione inglese. Cavallo Pazzo condusse ancora qualche disperata operazione di guerriglia, ma nel 1877 si arrese a Fort Robinson. Gli Cheyenne, guidati da Coltello Spuntato e da Due Lune, vennero assaliti dalla cavalleria del generale Miles e costretti a rientrare nella loro riserva. A cosa era servita la grande vittoria di Toro Seduto e di Cavallo Pazzo sulle rive del Little Big Horn? A niente in pratica, perché, appena due mesi dopo la battaglia, il governo americano toglieva le Colline Nere ai Nativi per consegnarle ai cercatori d’oro. Ma l’oro nelle Colline Nere non c’era: era stato il generale Custer a esagerare la notizia della scoperta al suo ritorno dalla spedizione geologica del 1874 per aumentare il flusso dei passeggeri sui treni di una compagnia ferroviaria di cui era azionista.
La fine – Il 6 maggio 1877 Cavallo Pazzo alla testa di 900 Ogllala stremati dalla fame e dalla fuga, si consegnò al tenente Philo Clark comandante di Fort Robinson. Morì poco prima della mezzanotte del 5 settembre 1877, ferito a morte con una baionetta, alla presumibile età di trentasette anni.
L’intera vita di Cavallo Pazzo acquistò presto contorni mitici. Sulla sua morte ci sono diverse versioni: alcune fonti indicano che sarebbe stato ucciso dalla baionetta di un soldato dopo essersi arreso con la sua tribù, altre fonti ancora narrano che Cavallo Pazzo, nel mese di settembre del 1877, avrebbe lasciato la riserva senza autorizzazione per accompagnare sua moglie malata dai genitori e il Generale George Crook, temendo che tentasse un ritorno alla battaglia, ne avrebbe ordinato l’arresto.
Cavallo Pazzo inizialmente non avrebbe opposto resistenza ma, resosi conto che lo stavano conducendo ad una prigione, avrebbe cominciato a lottare con le guardie: mentre veniva trattenuto da un uomo della polizia indiana che lo scortava, Piccolo Grande Uomo (suo vecchio amico), un soldato semplice di nome William Gentiles lo avrebbe colpito alla schiena con una baionetta, ferendolo a morte.

 

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Un pensiero riguardo “La storia di Cavallo Pazzo

  1. Una storia molto bella. Non la conoscevo e l’ho letta con grande interesse, anche perché da piccolo (anni 50), dopo aver visto un film sulle Black Hills, ho adottato Cavallo Pazzo come nome di battaglia nei mie giochi (sogni) di bambino…
    Seguo sempre i tuoi post su FB e, come vedi, anch’io “da piccolo stavo con gli Indiani”, anche se non l’ho saputo fare poi nella vita in modo bello ed elegante come te. Grazie.

    P.S. Il titolo del mio spazio web (Muso Rosso), che ho inserito nel campo richiesto, non tratta però di questi temi che ancora mi appassionano, bensì è uno spazio di satira politica e di costume. Il titolo è solo un pretesto per indicare una scelta di campo; anzi una non-scelta di campo, se non quello della verità, della giustizia, dell’umanità tradita.

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